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Megaupload chiuso dall’Fbi, avrebbe causato danni per 500milioni

text-align: justify”>La giustizia americana ha appena messo off line Megaupload, uno dei più famosi siti al mondo di filesharing. E’ stato inoltre arrestato il fondatore Kim Dotcom (alias Schmitz) e altri tre manager della società; altri due sono ricercati. Megaupload è accusato di aver inflitto danni per 500 milioni di dollari statunitensi alle case discografiche e ai produttori cinematografici. A tanto ammonterebbero i mancati incassi delle aziende che operano in questi campi.
Dotcom, che ha nazionalità tedesca e finlandese, è stato arrestato in Nuova Zelanda su richiesta da parte degli Usa. Il sito internet, che ha circa 150 milioni di utenti registrati, non si occupa solo di file sharing peer-to-peer, ma consente di scaricare file troppo grandi per essere inviati via e-mail, come film, giochi, serial tv. I guadagni dello spazio web derivano dall’eventuale scelta di utilizzare connessioni superveloci per il download. Tutto ciò è legale. Ma l’organizzazione dei produttori cinematografici degli Usa, ritiene che il principale uso del sito sia il il download di file protetti da copyright. Della stessa idea è la giustizia americana.
Megaupload ha avuto giusto il tempo di pubblicare una nota in cui respinge tutte le accuse, considerate “grottescamente esagerate. La grande maggioranza del nostro traffico è legittimo e noi non ci faremo togliere di mezzo. Se l’industria di contenuti vuole trarre vantaggio dalla nostra popolarità, saremo felici di intavolare un dialogo. Abbiamo alcune buone idee in proposito. Per favore – si legge ancora nella nota – prendete contatto con noi”. L’invito, evidentemente, non è stato raccolto.
Kim Dotcom, che oltre a essere il fondatore di Megaupload ha fatto nascere Megavideo, rischia fino a 50 anni di prigione. Gli utenti, sui social network e i vari siti, esprimono tutta la loro indignazione: “Quanto si vede che la gravità del reato ormai è determinata dalle somme di denaro che muove o non fa muovere piuttosto che dalla crudeltà, come dovrebbe essere!”, commenta un navigatore. C’è chi fa un parallelo fra la storia della Costa Concordia e l’arresto di Schimtz: “Chi fa affondare le navi dove muore la gente è già a casa, chi fa condividere contenuti è in carcere, trattato come un pericoloso criminale”.