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Paola Perego condannata: utilizzo consapevole di espressioni infamanti a Verissimo

Scritto da , il Gennaio 29, 2015 , in Personaggi Tv Tag: , ,
foto paola perego

Dopo i deludenti ascolti di Domenica In, affondati dalla d’Urso, che sembravano presagirne la chiusura arriva un altro fulmine a ciel sereno per la conduttrice del contenitore domenicale made in Rai. Sembrava un pomeriggio come un altro, una puntata come un’altra e invece non lo è stata quella del 16 Maggio 2006 di Verissimo dove l’allora conduttrice Paola Perego andò a trattare dell’omicidio del tredicenne Francesco Ferreri commesso nel Dicembre 2005.

Cinque erano gli indagati nella tragica faccenda che la Perego, un po’ troppo di petto a questo punto, additò come “bastardi“. Oggi, infatti, gli accusati sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto e, di conseguenza, hanno puntato il dito contro la conduttrice per diffamazione.

Il processo ai danni della Perego si è svolto recentemente con esito negativo per la conduttrice che dovrà risarcire i danni nei confronti dei cinque diffamati da lei stessa durante il programma, ma non sarà la sola a doverne rispondere penalmente.

Difatti, insieme alla conduttrice, anche il giornalista che sviluppò il servizio per “Verissimo” sull’accaduto è ritenuto colpevole per aver affibbiato ai cinque accusati, ma non condannati ed oggi, infatti, innocenti l’appellativo “assassini“.

La cassazione ha inoltre spiegato come la Perego e il giornalista abbiano valicato il “limite di continenza” con parole gravemente infamanti operando una vera e propria aggressione verbale nei confronti dei prosciolti. Continua, poi, chiarendo come allora il processo fosse semplicemente alle fasi preliminari d’indagine, dunque, era del tutto fuori luogo e infamatorio incitare gli ascoltatori al convincimento della colpevolezza degli indagati.

E’, dunque, un reato rappresentare la realtà, sottoposta ancora al vaglio delle verifiche, come certa, dunque fittizia. La conduttrice e il giornalista dovranno, quindi, risponderne penalmente risarcendo i cinque imputati al delitto che sono oggi ritenuti innocenti.