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Rai Tre, Report: telefoni cellulari e tumori, quale correlazione

Scritto da , il Novembre 28, 2011 , in Programmi Tv
Report

text-align: justify”>ReportLa puntata di Report di ieri sera è stata in buona parte dedicata a uno strumento che chiunque di noi conosce e utilizza: il telefonino. Ciascun italiano ne ha almeno uno, ma moltissimi sono quelli che ne posseggono due, tre o anche più. Inventato nel 1983 da Martin Cooper, il telefono cellulare si è diffuso in Italia solamente nel decennio successivo e ha avuto un vero e proprio boom dal 2000. Ma quali sono i danni per salute comportati da un oggetto apparentemente così innocui. Ieri il programma condotto da Milena Gabanelli, con l’inchiesta di Sabrina Giannini, ha provato a fare il punto sulla situazione. I risultati sono tutt’altro che confortanti. Nel mondo i telefonini sono quasi 5 miliardi e mezzo. La cosa più assurda, a proposito delle ricerche fatte, è che esse vengono finanziate dalle aziende stesse che li producono. Insomma, è come se voi andate a scuola e il voto non ve lo mette l’insegnante, ma vostra madre.

A metà anni ’90 la Motorola investì molti soldi nella ricerca su cellulari e salute. Le relazioni degli scienziati dimostrarono che le radiazioni dei telefonini danneggiavano il dna. Ma la ricerca passò inosservata. Il danno per le aziende telefoniche sarebbe stato ingentissimo se i dati si fossero diffusi tra la popolazione.

Fiorenzo Marinelli, del Cnr, ha spiegato che in base alle ricerche effettuate si è evidenziato “un effetto profondo delle onde elettromagnetiche sulla regolazione genica del ciclo cellulare; in pratica vengono attivati o disattivati alcuni geni che regolano la proliferazione cellulare. Il risultato finale – ha detto il biologo – è che delle cellule vengono stimolate ad autoeliminarsi, mentre quelle le quali sopravvivono vengono spinte a proliferare. È facile capire che, se queste ultime hanno accumulato danni, ci sarà una proliferazione di cellule danneggiate. Si può ipotizzare – ha spiegato Marinelli – che l’alterazione genetica dovuta ad onde elettromagnetiche possa favorire lo sviluppo di tumori, soprattutto nei bambini, lontani dall’equilibrio e il cui metabolismo veloce determina un’influenza più decisa delle radiazioni emanate dai telefonini”.

Di recente si è ancora espressa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha riconosciuto che gli apprecchi sono dannosi per la salute. Kurt Straif ha spiegato che le radiazioni emesse da cellulare sono un “possibile cancerogeno”. Per Lennard Hardell, chi usa il telefonino almeno un’ora al giorno da dieci anni ha il doppio di possibilità di ammalarsi di tumore. Per ciò che riguarda il solo cervello, le probabilità aumentano di cinque volte rispetto a chi non utilizza l’apparecchio per la comunicazione a distanza. I maggiori rischi sono per chi usa il cellulare a partire dalla minore età, quando cioè lo sviluppo del corpo – e in particolare del cervello – non è completato. Il professor Hardell ha spiegato a Report che ha grosse difficoltà a trovare fondi per le ricerche: “Credo sia un modo per ostacolarci. I pochi fondi ci arrivano dalle associazioni dei malati di cancro, mentre lo Stato svedese preferisce non finanziarci”. Il denaro va invece al Karolinska, che è foraggiato anche da aziende private che operano nel campo della telefonia mobile. Secondo quest’istituto, i cellulari non comportano rischi per la salute dell’uomo. È il trionfo del conflitto d’interesse su scala mondiale.

Nonostante tutte le problematiche e le contraddizioni sopra evidenziate, la giustizia italiana ha emesso una sentenza che mette in risalto il collegamento tra uso dei cellulari e malattia. Il verdetto è unico al mondo e riguarda Innocente Marcolini, il quale aveva un neurinoma. Durante il lavoro l’uomo usava cordless e cellulari anche 6 ore al giorno: il tutto per 10 anni. La Corte d’Appello di Brescia ha obbligato l’Inail a riconoscere la malattia professionale ritenendo che essa fosse rinconducibile all’elevato utilizzo degli apparecchi. Anche se gli studi sono contraddittori sul rapporto tra telefoni e tumori sono contraddittori, la giustizia ha ritenuto più credibili le ricerche non finanziate dai gruppi privati. L’ultima parola sulla vicenda giudiziaria spetta comunque alla Corte di Cassazione.

In conclusione, che fare per cercare di diminuire il rischio? In base a quanto affermano i più autorevoli ricercatori, i bambini farebbero decisamente bene a non usare il cellulare, visto che il loro cervello deve ancora svilupparsi e le onde elettromagnetiche penetrano più facilmente. Meglio non superare i 30 minuti di utilizzo al giorno. Meglio ancora fare uso dell’auricolare e tenere il telefono lontano dal corpo quando non serve: mai mettere il telefonino sotto il cuscino quando dormiamo. A casa è preferibile il fisso rispetto al cordless, perché il secondo sfrutta le onde elettromagnetiche. E infine, meglio tenere il finestrino aperto quando si è in auto e si ha con sé l’apparecchio.