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Pierluigi Diaco confessa a Non disturbare: “Sono stufo di me”

Scritto da , il Agosto 7, 2019 , in Interviste
Foto Pierluigi Diaco Non disturbare

Pierluigi Diaco a Non disturbare spiazza: “Mi ritengo poco interessante”

Grazie al suo programma quotidiano intitolato Io e Te Pierluigi Diaco si è fatto (ri)conoscere dal grande pubblico di Rai1 che lo segue dal lunedì al venerdì (da settembre si sposterà in seconda serata) tanto che nell’ultima puntata di Non disturbare Paola Perego l’ha voluto intervistare. E qui, nell’intimità della sua stanza d’albergo, Pierluigi Diaco si è raccontato tra infanzia e maturità passando per le piccole gioie e i grandi dolori della vita e facendo una confessione spiazzante:

“Mi ritengo poco interessante. Chi fa servizio pubblico, radio, tv, scrive, si esibisce con il pensiero, sia sempre concentrato su se stesso tutto il giorno. Quindi, francamente, io sono stufo di me”

Non disturbare, Pierluigi Diaco a Paola Perego: “Sono imbarazzato”

Raccontarsi accettando qualsivoglia domanda: lo fanno tutti i giorni dal lunedì al venerdì a Io e Te le personalità del mondo dello spettacolo intervistate da Pierluigi Diaco (ieri c’è stato un piccolo problema in regia che ha fatto subito notare). Questa, però, è volta è toccato a lui a Non disturbare con Paola Perego la quale lo ha messo un po’ in imbarazzo: “Sono imbarazzato perché non sono abituato a ricevere le domande, ma a farle. Raramente mi capita di accettare di essere intervistato”. Concludendo col dire: “Preferisco fare le domande e faccio difficoltà a parlare di me”.

Pierluigi Diaco sul marito Alessio: “Mi piacerebbe poter adottare un bambino”

Pierluigi Diaco è felicemente sposato con Alessio Orsingher e a Non disturbare ha svelato quale sarebbe un suo grande desiderio: “Mi piacerebbe poter adottare un bambino. Ovviamente un animale domestico [il suo cane Ugo] non è un surrogato, ma avere un altro essere vivente in casa ti dà la sensazione che puoi fare qualcosa per qualcuno”. Ha inoltre parlato di Maurizio Costanzo, Giuliano Ferrara e Gianni Boncompagni: tutti maestri che gli hanno insegnato il valore della curiosità, della sintesi e dell’improvvisazione. Tutte figure paterne che sono andate a ricoprire quella mancanza dovuta alla scomparsa del padre quando aveva solo cinque anni.