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Report, Sigfrido Ranucci torna sulle minacce: “Grato allo Stato che mi protegge”

Scritto da , il Novembre 29, 2021 , in Personaggi Tv
foto Sigfrido Ranucci 7 gennaio

Sigfrido Ranucci di Report torna a parlare delle minacce ricevute dalla mafia: “Grato allo Stato che mi protegge”

Il suo Report è ripartito più forte che mai durante il mese di novembre. Sigfrido Ranucci, negli ultimi anni, ci ha dimostrato che il giornalismo d’inchiesta può suscitare l’interesse delle persone anche se esercitato senza mai alzare i toni o ricercare protagonismi. Il suo impegno nella ricerca della verità, però, lo ha portato a ricevere delle minacce da parte della mafia. Lo ha confessato non molto tempo fa all’interno del suo programma ma ora, sulle pagine del settimanale Voi, torna a parlarne e aggiunge:

Non sono stato io a chiedere la scorta, che ho da agosto. Sono stato avvisato dall’autorità giudiziaria di Roma che c’era un progetto di omicidio su di me. Dal 2009 ricevo minacce e ho rinunciato a un altro pezzo della mia privacy. Mi sento al sicuro e grato a uno Stato che mi protegge.

Report, Sigfrido Ranucci anticipa: “Torneremo ad occuparci della scuola e dell’Ilva di Taranto”

Sigfrido Ranucci, dunque, deve fare i conti con la conseguenze del proprio coraggio. Il giornalista e conduttore di Report, nonostante le minacce ricevute, non arretra di un passo e, nella bella intervista concessa al settimanale Voi, ci fornisce delle anticipazioni che riguardano la sua bella trasmissione. Queste le sue parole:

Parleremo di una storia incredibile che è la continuazione della P2, come una ragnatela che si è sviluppata in questi anni. Torneremo ad occuparci del calcio in maniera originale, della scuola e dell’Ilva di Taranto.

Sigfrido Ranucci difende la categoria: “Il mio pensiero va ai giornalisti di provincia indifesi”

Di recente, ospite di Storie Italiane, Sigfrido Ranucci aveva raccontato di aver fatto una scoperta che riguarda le minacce ricevute. Il conduttore di Report è vicino a tutta quanta la categoria:

Il mio pensiero va ai giornalisti di provincia indifesi, che rischiano la vita per scrivere contro la criminalità.